Il BMX
(abbreviazione di Bicycle Motocross), nasce in California
nel 1969 quando un gruppo di ragazzini provarono ad imitare
i loro eroi del motocross, il successo di quella idea fu tanto
immediato che già dai primi anni settanta si organizzarono
le prime gare su sterrato. Cominciò così una fulminea ascesa
per questo sport che univa ad un divertimento enorme, anche
una completezza, nel gesto atletico, paragonabile forse solo
al nuoto. Ovviamente tutti i genitori videro di buon occhio
questi aspetti ed alle gare si contavano centinaia di ragazzini
un po' in tutti gli stati americani, alla fine degli anni
settanta già esistevano due federazioni che gestivano solamente
le gare di BMX con categorie riservate alle diverse età fino
alla classe PRO, nella quale si davano battaglia tutti quei
riders che già avevano maturato anni di esperienza nelle categorie
AMATEUR e, verso i 18 anni potevano, dopo durissime selezioni,
passare professionisti e cominciare a guadagnarsi da vivere.
Verso l'inizio degli anni ottanta alcuni di questi PRO, cominciarono
a pensare ad usare la loro bici in maniera acrobatica per
acquisire più tecnica e naturalezza in gara, l'idea di base
era questa: se riusciamo a spostare in volo la nostra bici
sui salti più lunghi, possiamo cogliere gli altri riders di
sorpresa e abbiamo più possibilità di andare a vincere (un
buon PRO guadagnava già allora anche 6/8.000 dollari ogni
gara). Si cominciò così a costruire le prime rampe dette comunemente
Quarterpipe (quarto di tubo) dove i nuovi Freestyler impararono
presto le prime evoluzioni aeree, quelli che contribuirono
in maniera determinante allo sviluppo di questa disciplina
furono Bob Haro, Bob Morales, Mike Buff e Hugo Gonzales che
presto abbandonarono le gare su terra per dedicarsi totalmente
al Freestyle. Furono subito anni di grande espansione mondiale
per il BMX ed il Freestyle, un po' in tutte le nazioni, Italia
compresa, si organizzavano gare e campionati ed i Freestylers
venivano chiamati in occasione degli eventi più disparati
per stupire la gente con la loro maestria, incamerando anche
una notevolissima quantità di denaro. Il Freestyle negli anni
ottanta veniva interpretato in due discipline il Quarterpipe
ed il Flatland. Nelle rampe Quarterpipes si raggiunsero presto
delle altezze ragguardevoli nei salti unite a delle evoluzioni
aeree che non mancavano mai di stupire il pubblico, il quarterpipe
era l'antesignano del moderno Vert o Halfpipe (mezzo tubo),
la famosa rampa a mezzaluna dove oggi si sfidano anche gli
Skaters ed i Pattinatori. Il Flatland era la disciplina praticata
senza l'ausilio di rampe e consisteva nell'eseguire manovre
acrobatiche che, a quel tempo erano già basate su un enorme
equilibrio, ma con figure piuttosto statiche. Uno degli innovatori
del Flat, come viene più comunemente chiamato oggi, è stato
Dave Vanderspek, tragicamente morto per overdose nel 1989,
Dave inventò quello che passò alla storia con il nome di Vander
Roll, in pratica era una capriola sulla schiena fatta insieme
alla bici, questo trick segno l'inizio di una nuova fase in
cui si sperimentarono manovre più basate sul movimento e sull'equilibrio
dinamico anziché statico. Alla fine degli anni ottanta il
freestyle era già una realtàestremamente diffusa in tutto
il mondo ed i nomi di rider ormai leggendari come Eddie Fiola,
Josh White, Woody Itson, R.L. Osborn o Martin Aparijo divennero
famosi un po' in tutto il mondo e viaggiarono da una parte
all'altra del globo inviati dagli sponsor in veri e propri
tour mondiali in cui si macinavano centinaia di dimostrazioni
negli eventi più disparati. I primi anni novanta furono anni
di buio per il Freestyle ed il BMX in generale, il grosso
scoglio da superare infatti, è sempre stato quello della estrema
abilità tecnica di cui bisognava appropriarsi prima di raccogliere
qualche soddisfazione, unitamente poi alla venuta del fenomeno
Mountain Bike, sport molto più approcciabile dalle masse e
dalle notevoli potenzialità in termini di ritorno economico
per le ditte costruttrici. Ovviamente in quel periodo di assestamento
rimasero solo i rider più estremisti che continuarono a lavorare
nell'ombra spingendo il limite tecnico a dei livelli ancor
più inimmaginabili ed espandendo le possibilità di utilizzo
delle bici da Freestyle. |